Ma: Noi siamo agnostici… Claudia, si dice agnostici, vero!?
Io: Sì, mamma. (*éò§?@ #?X#?<)
Ma: Sa, nostra figlia ci ha rovinato, studia lettere.
Don: E cosa vorresti fare dopo?
Io: Sacrifici umani.
Ma: Noi siamo agnostici… Claudia, si dice agnostici, vero!?
Io: Sì, mamma. (*éò§?@ #?X#?<)
Ma: Sa, nostra figlia ci ha rovinato, studia lettere.
Don: E cosa vorresti fare dopo?
Io: Sacrifici umani.
Gabriele Pieroni
La poesia diventa una sfida dal vivo e tenta di arrivare al grande pubblico spiazzando accademie e critici. Ci si sfida sul palco, il pubblico vota e, alla fine, solo uno resta in piedi. Un fenomeno che sta modificando il modo in cui la poesia viene percepita, diventando una sfida-concerto fra poeti. Fra chi ha un approccio più tradizionale però il giudizio è negativo: uno sport più che poesia.
C: mettete fiori nei vostri cannoni... non so perchè mi è venuta... comunque se ci metti quelle rose alte un metro e mezzo dal gambo spinosissimo fai male, eccome. ogni pacifismo è in latenza aggressivo, anche quello floreale, indi per cui la terra sarà sempre un'arena di lotte fratricide ed ecologicamente scorrette.
Illuminami,se puoi."
Forse non si è capita molto la mia posizione, ma io trovo piuttosto ridicola l'affermazione del signor Docx, cioè che la morte del postmoderno fissata il 24 Settembre; naturalmente è una notizia sensazionalistica volta ad attirare l'attenzione sulla mostra citata, certo è che a mio parere offre uno spunto di riflessione interessante riguardo il presente che stiamo vivendo e i suoi punti di frattura o continuità con il più recente passato. Il Postmoderno nasce in seno al modernismo, ne prende alcune caratteristiche e ne contamina altre utilizzando le tecniche messe a disposizione anche dal progresso tecnologico e delle comunicazioni. Sta di fatto che come sottolinea l'autore i modernisti avevano dei programmi, scrivevano manifesti, contestabili, ma comunque decisi a dare una propria visione del mondo in rottura con la tradizione delle accademie. Invece il postmoderno non offre nessuna idea 'forte' e appunto Vattimo e Rovatti parlavano di pensiero debole, e di 'deriva destinale dell'essere' per indicare la sostanziale impossibilità di professare una verità autentica, come quella cristiana o marxista, ora, mi sembra di capire che da diversi fronti arrivino voci diverse. Ma questo già da anni, quindi mi sembra anacronistica l'annuncio di morte del postmoderno, e anche abbastanza inverosimile la dicitura 'Era dell'autenticità'. Un modo semplicistico per chiudere molte delle scomode questioni del postmoderno a fronte di un rinnovato e quanto mai insistente bisogno di certezze che in tempi di crisi si desiderano come non mai. La religione lo sa, in particolare mostra di saperlo molto bene Comunione e Liberazione che ha intitolato il suo recente meeting annuale di Rimini: 'E l'esistenza diventa un'immensa certezza'. Ma quando un inviato domandava ai partecipanti quale fosse la loro 'certezza' la risposta non era quella che si potrebbe aspettare da un membro di una comunità cristiana, ovvero: Gesù - bensì la certezza di essere parte di un gruppo fondato su valori condivisi (sulla qualità si può discuterne...). Cito questo esempio perché mi sembra che le nuove certezze di cui a volte ci facciamo orgoglio di possedere non sono altro che costruzioni simboliche che trovano rimando nel senso di appartenenza, e in questo senso si connette la popolarità di social network e community virtuali, dove i meccanismi d'interazione si fondano spesso sul 'piacere comune'. Un modo per autenticarci è l'essere disposti ad esibire approvazione con un 'mi piace'. D'altro canto è da notare come molte pagine e diciture rielaborate della cultura pop e mediatica siano indubbiamente originali e divertenti. Un riso amaro però, di chi sta al gioco, ma nel frattempo non vede l'ora di liberarsene. Liberarsi del postmoderno con l'era dell'autentico? In ogni caso è certo che le interpretazioni hanno stufato', si ha fame di fatti, di realismo. Il 'New Realism' di cui parla Ferraris e a cui Vattimo ribatte: "Prendiamo atto del fallimento, pratico, delle speranza post-moderniste. Ma certo non nel senso di tornare 'realisti' pensando che la verità accertata (da chi? Mai che un realista se lo domandi) ci salvi, dopo la sbornia ideal-ermeneutica-nichilista."
Insomma la questione è aperta, Warhol dai mille occhi della sua Marylin ci guarda.
«L’arte non è l’attuazione di un canone di bellezza, ma quello che l’istinto e l’intelligenza riescono a concepire al di là di esso» Picasso