domenica 16 ottobre 2011

A (lot of) dangerous method(s)


La critica si è espressa in modo piuttosto discorde nel valutare l'ultima fatica di Cronenberg, in generale però prevale l'idea che il maestro abbia atto un passo indietro rispetto alle sue prove più celebri, da Videodrome a Crash alla Mosca... Giancarlo Zappoli su Mymovies lo introduce come "Una profonda analisi su tre fragili personalità in costante ricerca" forse l'intenzione era quella, ma nella pratica si assiste ad un "ibrido tra un biopic statico e una piéce capace di mostrare un po' d'ironia nei confronti del transfert" (Pierpaolo Festa su film.it).

L'ironia sta in particolare alla fine dove si cerca di mostrare come medici e pazienti possano trovarsi sullo stesso piano, o addirittura invertire le parti così come accade tra Jung e Sabina Spielrein, la quale dopo esserne stata paziente diventa a sua volta stimata analista a cui viene richiesto di prendere in cura il dottor Jung caduto in una profonda depressione dopo la rottura dei rapporti con Freud. Il film cerca di dare a vedere quanto sia forte la sfera d'influenza del padre della psicoanalisi, ma anche i suoi limiti, le sue nevrosi che lo legano ad una pratica nata all'interno di un pensiero puramente positivista, che non mira a cercare di capire i meccanismi più profondi dell'agire umano, ma semplicemente a ricondurre quasi tutto ad un problema d'origine sessuale. è proprio qui che si discosterà il più giovane Jung, non senza scontare sulla propria persona la delicata questione di fino a che punto sia giusto reprimere il proprio essere.

La recitazione contenuta e compassata dei due analisti trova ribaltamento nelle turbe emotive di Sabina, interpretata dalla bella Keira Knightley che sembra divertirsi molto a calarsi prima nelle vesti di una convulsa nevrotica e poi di un'amante masochista quanto melanconica e turbolenta. Interessante notare come nel rapporto sado-masochista in cui trascina l'amorevole marito e padre di famiglia Jung, la donna assuma apparentemente le parti della vittima per celando una natura da carnefice in cui costringe l'altro a farle da aguzzino succube del suo desiderio di violenza risalente al rapporto con il padre.

Questa è la dinamica più interessante del film, per il resto sembra che il regista voglia inserire a forza alcuni passaggi che non hanno rilevanza ai fini della vicenda, ma piuttosto servono a far intendere che si è studiato bene la storia. Ma nel complesso si vede che Cronenberg mostra un certo riserbo nel trattare con personaggi dalle idee così complesse e influenti, e non riesce a dare spazio alla sua capacità immaginativa per troppo amore di forma, quasi rimanendo un osservatore esterno che ammirare i personaggi nella cornice creata.

Un metodo pericoloso, o meglio molti metodi pericolosi? Nel titolo si nasconde una domanda a cui la relazione proibita sembra suggerire più di una risposta, fino alla frase più citata di Jung, in cui "Forse occorre fare qualcosa d'imperdonabile (e quindi fuori dalle regole di chi è normale e chi è pazzo) per rimanere vivi.

Una serie d'immagini che possono dare un'idea della raffinata fotografia, e ancor più delle pose di Keira, a mio avviso una delle più talentuose attrici contemporanee.











Le foto prede da questo sito

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