Il posto da cui sono venuta non esiste più e quello in cui
avevo intenzione di andare si è cancellato. Il posto in cui mi trovo adesso, la
casa di mio padre, non è altro che un castello di carte che può crollare da un
momento all’altro. Io lo so, anche se ho finto di non saperlo, che sarebbe
stato incurabile. L’unico modo per sopravvivere è la rimozione integrale, l’unico
modo è essere forte, ma esattamente che significa essere forte, io, non lo so. La
mia specialità è tutto quanto sta all’incrocio tra lo strano, il triste e l’abietto.
Potere dell’orrore. Oggi sono tornata in biblioteca dopo settimane, c’era
Carmen che mi ha sorriso mentre mi dava in prestito il libro: Il filo del
pensiero. Tessere, scrivere, pensare. L’ho scelto per le mie indagini, io
indago l’impossibile nulla che mi divora. Lavoro a maglia con la materia prima
del mio spavento. Sono maestra di spavento. Una festa nera 24 ore su 24 ha
luogo nel mio cervello. Stamattina ho preso la scopa e ho tolto le ragnatele
dagli angoli del soffitto. Avverbi temporali. Domande idiote: come si formano
le ragnatele senza i ragni? Come si formano i corpi senza luce? Come si formano
le parole senza un mittente? Scrivere è sempre scrivere a e per qualcuno, io
sto scrivendo per te, sempre per te, che rimani in ascolto. Ascolta queste
parole inchiodate, dimentica le decisioni sbagliate, i gesti non necessari,
dimentica gli ultimi trenta minuti o gli ultimi trenta anni, diventa
bellissima. Stelle. Tredici sigarette. Se
voglio uscire da qui devo mangiare, un’immagine alla volta, una parola alla
volta, un minuto alla volta. Segno della croce e bacio sulle dita, preghiamo,
preghiamo, occhi chiusi. Non preghiamo perché qualcuno ci creda – nessuno ci
crederebbe mai – preghiamo di saper raccontare ancora una storia. Preghiamo.
martedì 24 luglio 2018
sabato 21 luglio 2018
Mamma
Mamma mi diceva sempre che la vera eleganza è nella
semplicità, che la vera bellezza è nelle piccole cose di ogni giorno: un
sorriso sincero, il profumo di pulito, trovare pronto in tavola, fare una
passeggiata al parco, sentire per telefono un’amica, un bel film da guardare
insieme, dormire fino a tardi la mattina… Sono queste le cose che amava
spontaneamente, perché Luisa è una persona spontanea, senza filtri, molto
istintiva e a tratti irritante, e per questo non ci capivamo, perché io sono
diversa: io sono complicata e riflessiva, lei era solare e generosa, ma poi
quando le persone mi dicono che le assomiglio sono felice, spero e voglio
davvero assomigliarle in quelle qualità che aveva e non le ho mai abbastanza riconosciuto
perché persa nel mio mondo. La verità è che adesso senza di lei mi sento
davvero persa, perché lei era il mio mondo. È la persona che ha dato forma al
mondo come l’ho conosciuto e mi ha incoraggiato a esplorare con le mie
passioni, la passione delle parole. Ma tutte le parole che ho non basteranno
mai per dire quanto immensamente ci ha amato, a me, e a mio papà, Luigi. Il suo
era un amore puro, semplice, incondizionato, che non ha mai chiesto niente in
cambio, se non la soddisfazione di farci stare bene. È dentro la sua grazia che
nasce il mio dolore, così come la mia forza. Mamma rendimi forte, guardami,
guardami, guardami. Io sono qui, ti voglio bene, ma tu di più. Sempre di più. Sei
insostituibile. Insegnami, ti prego, che la vita è bella e va vissuta, e io ti
prometto che la vivrò, anche per te, semplicemente; così: nella durata del
ricordo, che è speranza di sentire ancora la tua voce, di ritrovarti in cielo
accanto a me, e vederti sorridere di nuovo.
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