Sempre resistere alla tentazione di "rendere divertente una dipendenza": tre o quattro cose che se state leggendo questo blog è meglio per tutti se le dico adesso, perché mica lo so, io, se dopo avrò modo di dirle chiare così:
Uno: quasi nessuno sa la mia vera età, posso dimostrare 18 anni come 32, di solito scelgo una media tra i due a seconda dell'interlocutore.
Due: soffro di disturbi dell'alimentazione praticamente da sempre.
Tre: mia madre è morta quasi un mese fa
Quattro: sono tornata da Roma quattro mesi fa.
Cinque: quest'estate è un buco nero, e io sto fumando troppo.
Sei: ho un'ansia definitoria incommensurabile.
Sette: vorrei essere Violetta Bellocchio.
Otto: bisogno continuo di essere rassicurata e protetta (da me stessa).
Nove: voglio sentire le persone parlare di me, sentirmi lusingata e minacciata al contempo.
Dieci: probabilmente (vi) faccio schifo. E anch'io mi faccio abbastanza schifo: ci sono abituata, perché una, a un certo punto, ci si abitua.
Speravo di acquistare spessore, attraverso la degradazione (vedesi punto due). Speravo di uscire sana e forte in un'altra città (vedesi punto quattro). Speravo mi avrebbe dato una profondità (punto sei e sette). Un cuore. Nuovi nervi (punti otto e nove). Non mi avrebbero dato la pace, certe cose, ma pensavo di aver trovato almeno un po' di amore e ho sperato che con A. avrei potuto vivere in una casa con veranda, e avrei potuto fare colazione fuori guardando all'orizzonte il profilo dei Castelli Romani, e la vernice scrostata, i punti in cui si solleva dal legno. Poi, non lo so. Probabilmente lui si è stancato del fatto che non pulissi bene i pavimenti, e avessi bisogno di drogarmi per scoparlo meglio.
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