sabato 9 settembre 2017

Scrivere

Tante persone tra amici e conoscenti quando mi rivedono mi chiedono se sto scrivendo. Io con un po’ di imbarazzo dico di no, oppure sì, ma poco, per non deludere le aspettative del prossimo che ripone la sua fiducia in me in quanto persona che scrive, o almeno dovrebbe. Ok amici, lo ammetto: non scrivo. Però leggo. Leggo molto (relativamente) e osservo, e penso che queste due siano le cose più importanti, molto più importanti di scrivere per chi ama scrivere, per chi vuole provarci, o ci ha provato. Leggere e osservare sono considerate attività passive, quindi inferiori allo scrivere, eppure ne costituiscono le fondamenta. Se uno scrittore scrive più di quanto legge secondo me sta commettendo uno sbaglio, o forse si sopravvaluta credendo che produrre parole proprie sia più importante che leggere e capire cosa hanno da dire gli altri. Il punto è proprio questo: io io io io. Ma l’io non è così importante, e anzi non vale niente senza il nutrimento che viene dall’altro. Scrivere è importante, ma ancora di più lo è leggere e onorare le parole che ci hanno preceduti. Senza questa specie di devozione uno scrittore non vale niente, se si misura il valore di una persona come la capacità di mettersi in relazioni con gli altri, raccoglierne le storie, la solitudine che ogni uomo e donna custodisce, e farne tesoro; e solo in un secondo momento provare a dargli voce con la scrittura, che viene dopo, se viene; altrimenti va bene così.

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